Il libro
La religione islamica, come quella cristiana, e a differenza di quella ebraica, ha una vocazione a convertire tutti coloro che considera infedeli, cioè seguaci di altre fedi o agnostici o addirittura atei. È quello che ha tentato di fare nei millequattrocento anni della sua storia, sia mediante l’azione individuale sia attraverso la conquista militare. Una gran parte dei suoi fedeli in Asia, in Africa e in Europa, specie nella regione balcanica, è stata acquisita nei secoli scorsi a seguito della conquista bellica. I rapporti tra l’Occidente e l’islam sono stati per secoli caratterizzati, più che dagli incontri, dagli scontri che ne sono derivati. L’iniziatore dell’islamismo, Mohamed, oltre ad approntare le armi non solo militari per questa lotta, è riuscito anche a convincere i suoi adepti che la religione comprende ed esaurisce tutti gli altri aspetti della vita sociale, politica, morale ed economica, sia individuale che collettiva. Per l’islam la sconfitta è soltanto una battuta d’arresto a cui possono far seguito altre forme di penetrazione, come l’emigrazione di masse che anche inconsciamente portano e affermano il messaggio del Profeta. È ciò a cui stiamo assistendo da un paio di decenni, praticamente inermi per il rifiuto della classe politica occidentale di superare i suoi pregiudizi di universale comprensione.