Il libro
La denuncia del degrado civile indotto dai modelli culturali della società dei consumi e dello spettacolo, dell’eterna giovinezza e del denaro facile, è pressoché unanime. Guai però a chi è colto nel flagrante delitto di credere che questo indebolimento del pensiero non ci rappresenti affatto; e che forme di reazione determinata ai suoi presupposti siano realmente praticabili. Dove il logos perde forza, la reazione a catena del polemos (della guerra, della violenza, dell’aggressività di tutti contro tutti) guadagna terreno e si fa incontrollabile. Nel deserto del suo abbandono, il popolo si rassegna a falsi vitelli d’oro. In un mondo che rimane senza l’audace e creativa testimonianza dell’umanesimo cristologico di Dio, il politeismo degli dèi razzisti e corporativi occupa la scena. Lo svuotamento dell’Incarnazione fa regredire la religione e l’umanesimo.
C’è insomma del lavoro urgente da fare: riguarda beni di prima necessità per l’ominizzazione, che il mercato ha dismesso. Chi ha qualcosa da dare e voglia di lavorare, a qualsiasi popolo appartenga, sarà bene accetto. Questo libro, quasi in forma di «manifesto», offre il suo contributo. Non si limita a criticare gli idoli: per ognuno di essi, cerca di immaginare le contromosse necessarie. Quelle che già ora sono possibili, se ci crediamo veramente come diciamo. Noi, popoli cristiani d’Occidente, abbiamo meritato le conseguenze di questa ricaduta nel paganesimo. Ma ci è consentito un soprassalto di orgoglio: possiamo smascherare l’incantesimo della cultura nichilistica che pretende di rappresentarci, e aprire mille luoghi di liberazione. Ci sono rimasti assai più di dieci giusti, per convincere Dio, in favore delle generazioni che vengono, che non siamo così indegni dei doni ricevuti.