Il libro
La regola del gioco, dopo essere stato un film maledetto, è diventato un classico, il che è davvero un temibile privilegio. Fa parte dei «film della vita» di molti spettatori, illustri (André Bazin, François Truffaut) e sconosciuti. Si direbbe che celi un mistero. «La regola del gioco è uno dei più bei film di Renoir» scrive Gilles Deleuze, «ma non ci dà la chiave per leggere gli altri. È pessimista e procede tramite la violenza». In effetti è pessimista. Come potrebbe esserlo di più? Ma il mistero, il paradosso, si trova nel fatto che ogni visione del film tonifica. Sono forse la comicità, l’ironia, la crudeltà, l’umanità del film che agiscono? O forse la forza bruta delle immagini e dei suoni diabolicamente congegnati da Renoir? O ancora tutto ciò insieme? Non tenteremo di dissiparne il mistero, poiché esso costituisce proprio il suo fascino, ma cercheremo semplicemente di esplicitarlo.