Il libro
Marco Bellocchio aveva 25 anni quando girò «I pugni in tasca» (1965). Più o meno la stessa età avevano i suoi principali collaboratori; e qualche anno di meno i protagonisti: Lou Castel e Paola Pitagora. Il film fu immediatamente salutato come il più importante esordio italiano dai tempi di «Ossessione». Divenuto un caso politico, oltre che cinematografico, scatenò il dibattito tra gli intellettuali più in vista dell’epoca. E, nel ’68, taluni lo interpretarono come il film-manifesto della «rivoluzione». Antonio Costa, in questo saggio, ne propone una rilettura approfondita: oltre alla lista delle sequenze e alla descrizione analitica di due di esse tra le più famose, il libro presenta un esame comparato della sceneggiatura originaria e del montaggio definitivo, e analizza personaggi, ambientazione, drammaturgia. L’autore mostra come il film sia tutto dentro una cultura e una sensibilità di «prima della rivoluzione», e lo interpreta come una versione derisoria, impregnata di humour nero, della commedia del boom, ma anche come una delle grandi opere sul dramma dell’adolescenza. Completa il volume un’ampia antologia critica (con gli interventi, tra gli altri, di Calvino, Moravia, Pasolini e Soldati).