Il libro
Nel saggio che dà il titolo al volume, Wendell Berry mette in guardia il lettore dal pensare che qualsiasi causa – da quella per i diritti civili a quella pacifista – abbia una dimensione esclusivamente pubblica e politica. È nella sfera personale, nell’azione quotidiana e individuale, che si gioca la partita più importante. Se non si è consapevoli di questo, ogni lotta scade in una moda ideologica.
L’ecologismo non fa eccezione. Sostenere organizzazioni e movimenti e criticare l’operato di governi e istituzioni non è sufficiente. Prima di tutto dobbiamo cambiare noi stessi. «Per la maggior parte della storia di questo Paese – scrive Berry – il nostro motto, espresso o implicito, è stato “pensare in grande”. Un motto migliore, e oggi necessario, è “pensare in piccolo”, che implica un cambiamento necessario nel modo di pensare e di sentire, e indica il lavoro da fare».
Se non ci rendiamo conto che la crisi ambientale è causata dalle nostre scelte e abitudini, tutte le associazioni ambientaliste del mondo potranno fare ben poco. Se non siamo disposti a compiere rinunce importanti, la distruzione della natura e del pianeta sarà inevitabile. Dobbiamo metterci in gioco, ognuno nel suo piccolo, riscoprendo un rapporto genuino con la terra (coltivando, per esempio, un piccolo orto) e tornare a vivere quella relazione di interdipendenza che lega tra loro tutti gli esseri, umani, animali, vegetali. Solo così faremo la differenza.
Nel secondo saggio che compone il libro, Una collina nativa, Berry racconta invece il suo rapporto con la terra d’origine e come abbia vissuto in prima persona ciò che teorizza e di cui scrive.