Il libro
In anni recenti la Scapigliatura è stata finalmente fatta oggetto di una prudente rivalutazione critica, e con essa Tarchetti, che ne è stato uno dei rappresentanti più significativi.
Come rileva Giovanni Tesio nella sua nota, l’opera dello scrittore piemontese è caratterizzata «in poesia come in prosa, da un individualismo esasperato e nello stesso tempo dall’assimilazione di esperienze culturali plurime, non sempre decantate e fuse, ma sempre tuttavia attraversate da una spinta necessitante, da un’autentica vocazione espressiva».
I Racconti fantastici (1869) che qui riproponiamo, si collocano all’interno di un genere codificato all’estero da narratori noti come Hoffmann, Poe e Nerval, e Tarchetti ne dà la sua versione, «con originalità di accenti e allucinante tensione. Sensazioni, percezioni, intuizioni, mondi segreti e misteriosi, stati grotteschi e morbosi, angosce e incubi, in cui si agitano – letterariamente disposti – i moti di quell’“inconscio” che sta ormai per esplorare scientificamente Freud».
Al centro di essi personalità fatali ed «esseri destinati a esercitare un’influenza sinistra sugli uomini e sulle cose che li circondano»; delitti su cui non sembra possibile fare luce; avvenimenti pieni di mistero e di terrore, di meraviglia e allucinazione; vicende sigillate all’interno di un’atmosfera così inesplicabile da escludere ogni certezza sulla loro vera natura: fatti o visioni?
Rassegna stampa
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Le storie soprannaturali di Igino Ugo Tarchetti sono emblematiche della scapigliatura - «SoloLibri.net»
- Presenze malefiche e reincarnazioni. È Poe? No, Tarchetti - Paolo Mauri su «Il venerdì» (220,58 kB)
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Con i ‘Racconti fantastici’ di Igino Ugo Tarchetti il fantastico si tinge di nero - «Il lunedì dei libri»
«Leggere i Racconti fantastici di Igino Ugo Tarchetti vi permetterà di fare un viaggio a decisamente tinte fosche e pieno di mistero, un viaggio a ritroso nel tempo e nelle paure degli uomini, ma non così tanto lontano da quelle che viviamo adesso.»
- Cosa leggere in vacanza? Guida al libro giusto da mettere in valigia - Daniele Abbiati su «Il Giornale» (346,95 kB)