7 gennaio 2016: un anno dopo la strage a Charlie Hebdo
7 gennaio 2015, un commando di terroristi islamici fa irruzione nella redazione del giornale satirico «Charlie Hebdo» a Parigi, città-paradigma dei valori occidentali, massacrando otto fra vignettisti e giornalisti. Due giorni dopo, sempre a Parigi, Amedy Coulibaly prende in ostaggio i clienti di un supermercato kosher e uccide quattro persone.
Quarant'anni prima, Carlo Casalegno, vicedirettore de «La Stampa» torna a casa per pranzo. Un commando delle Br lo aspetta e lo uccide. Sei mesi dopo, nel covo si rinvengono decine di suoi articoli, accuratamente ritagliati: per questo il vicedirettore de «La Stampa» fu assassinato.
Noi italiani avremmo dovuto ricordarci di Casalegno e degli altri feriti e uccisi da un simile odio fondamentalista, questi giannizzeri perduti, in lotta contro l’estremismo medievaleggiante, che scivolavano leggeri tra i tentativi di linciaggio.
Avremmo dovuto ricordarcelo, in Italia, perché quando uscirono I versi satanici di Salman Rushdie fu una casa editrice italiana, la Mondadori, dopo una importante discussione interna all’azienda, a pubblicarne, per prima in Europa, la traduzione, mentre tante altre case editrici capitolarono di fronte alla paura e all’intimidazione.
Avremmo dovuto ricordarcelo, perché un traduttore italiano, Ettore Capriolo, fu accoltellato da un sicario iraniano soltanto perché aveva osato tradurre quel romanzo.
L’Europa avrebbe dovuto ricordarsi di quando nella comunità di scrittori, poeti, giornalisti, intellettuali e accademici si erano imposti la persecuzione, l’omicidio, la censura e l’ostracismo.
Dovevamo ricordarci di Milan Kundera, che dopo l’invasione russa del 1968 perse il lavoro e vide sparire tutti i suoi libri dalle librerie e dalle biblioteche: improvvisamente Kundera non esisteva più.
Il cratere della libertà di espressione oggi si trova al numero 10 di Rue Nicolas-Appert, XI Arrondissement di Parigi, a pochi passi dalla Bastiglia.
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Per approfondimenti:
Hanno ucciso Charlie Hebdo di Giulio Meotti
Verso il Califfato Universale di Bat'Ye Or