Il libro
Che cosa pensa Allah dell’Europa, di ciò che accade in Europa?
Io penso che Allah, se esiste, ritenga che sia ora che l’Europa s’interroghi su sé stessa, sui propri fallimenti, sulle proprie fughe, sui propri errori e le proprie menzogne, ma anche sulla propria capacità di accoglienza, d’integrazione e d’invenzione, sul proprio attaccamento alla democrazia e alla giustizia sociale, su ciò in cui crede e su ciò in cui non crede, sui limiti del tollerabile e dell’intollerabile, su ciò che è e che dev’essere la democrazia. […] Allah deve trovare ingiusto che la democrazia sia la prerogativa, la «cultura» dei paesi occidentali, mentre la dittatura sia la «cultura» dei paesi orientali. Forse si stupisce anche che la mondializzazione della carestia, della povertà, della miseria, della pornografia, della droga, del terrorismo e del traffico d’armi segua senza problemi il proprio corso, mentre quella della democrazia, del diritto alla casa, all’educazione e al lavoro si riveli molto più problematica. […] Allah, credo, ne ha abbastanza di sentir parlare dell’islam e gli piacerebbe mandare al diavolo gli islamici e i loro alleati. […] Allah, insomma, aspetta che l’Europa gli faccia delle proposte e gli piacerebbe poterla prendere in parola quando essa si definisce come sociale. […] Sogna un’Europa senza sfruttamento, senza lavoro clandestino, senza esclusione, senza ghetti di alcun tipo e senza integralismo religioso. Allah, se esiste, benché senza illusione, deve avere la debolezza di essere umanista e di amare la filosofia e gli individui liberi, uomini o donne che siano.
– Chahdortt Djavann