Oggi abbiamo bisogno di agire come mai alcuna comunità umana prima di noi. Dobbiamo fare sfoggio di cumuli di creatività, solidarietà e intelligenza. Guardare oltre gli interessi personali per abbracciare l’interesse collettivo. Da un certo punto di vista, non c’è nulla di più eccitante. Abbiamo materiale a sufficienza per soddisfare le nostre esigenze di eroismo in modo più sagace rispetto a tutte le guerre degli ultimi millenni.
Tutto quello che dobbiamo fare è raccontarci questa nuova storia, insieme.
Immaginate un mondo dove le città sono di dimensioni accettabili e in prossimità della natura.
Gli abitanti producono una parte del loro cibo in cassoni aperti a tutti, spazi verdi, orti condivisi oppure privati. Il resto è coltivato in piccole aziende che applicano la permacultura, situate in periferia e nelle campagne circostanti.
Tutti i rifiuti vengono riciclati e compostati. Il compost realizzato viene distribuito alle aziende agricole urbane, suburbane e rurali come complemento al loro proprio compost.
La maggior parte delle persone non mangia quasi più carne, forse al massimo una o due volte alla settimana. Ma una carne decisamente succulenta, proveniente da animali allevati in modo degno e rispettoso, all’aria aperta, nutriti con alimenti biologici e coltivati sul posto. Le persone hanno ricominciato a cucinare una grande varietà di ortaggi squisiti.
Nelle città ormai gli abitanti si spostano in bicicletta, a piedi, in tram, in metro, in autobus che funzionano a biogas, a idrogeno o semplicemente elettrici. Non ci sono quasi più macchine e le poche che rimangono hanno, a loro volta, motori che non emettono gas e non inquinano. Le persone abitano nella maggioranza dei casi in piccoli palazzi di massimo quattro o cinque piani, circondati da verde, e producono più energia di quella che consumano. Hanno tetti vegetali e pannelli solari, raccolgono acqua piovana per scopi non alimentari e la riciclano con sistemi di fitodepurazione.
I centri delle città sono pieni di piccoli negozi e di spazi pedonali dove è piacevole passeggiare, incontrarsi, visitare i numerosi musei, le librerie, i cinema, i teatri, le sale da concerto… Gli abitanti, invece di comprarli, condividono un numero crescente di oggetti. Gran parte di questi sono fabbricati o riparati nelle rimesse, nelle abitazioni, nei fab labs sorti un po’ ovunque. Esistono diverse monete: una per la città, una per le imprese del paese o della regione, una per la nazione e una per gli scambi internazionali. La creazione monetaria è stata trasformata e gli interessi sono limitati alle spese di gestione degli istituti di prestito. Le aziende rispettano i principi dell’economia circolare e non distruggono più le risorse, ma partecipano alla loro rigenerazione. In queste imprese gli scarti di salario sono limitati e l’amministrazione è partecipata. Una buona parte sono cooperative che appartengono ai propri dipendenti. Stesso discorso per le banche, che in un certo numero sono state rilocalizzate. La speculazione è vietata e i mercati finanziari sono stati trasformati per sviluppare un azionariato trasparente, utile e sostenibile. La maggioranza delle aziende funziona secondo i criteri del triplice risultato e nelle scuole si insegna ai bambini che la cosa più importante è scoprire la propria particolarità, i propri talenti e che bisogna esprimerli per risolvere i problemi o aiutare la comunità. Vivendo le proprie passioni, contribuiscono a fare del bene agli altri e al pianeta. Per questo imparano a lavorare insieme agli altri invece che a diventare i migliori.
Le città sono circondate da campagne rianimate, dove i paesaggi sono stati ricomposti con meno campi e più foreste, siepi e boschetti. Gli abitanti vi sviluppano attività che si possono realizzare solo in mezzo alla natura. Per collegare le popolazioni esistono treni alimentati da energie rinnovabili. Mentre i vari paesi sono collegati da aerei e navi con motori puliti.
Il commercio internazionale si sviluppa in modo equo, tra territori che hanno acquisito una reale autonomia. E a partire da prodotti, derrate e saperi specifici a ogni luogo. Ci sono grandi aziende che continuano a produrre quello che solo imprese più grandi possono realizzare: infrastrutture di una certa portata, treni, navi, aerei, strade ecc. Però sono controllate perché non diventino dominanti o predatrici sull’intera economia.
Per prendere le decisioni, sono state istituite delle assemblee cittadine in ogni città. Su scala nazionale ci sono un Parlamento di cittadini eletti e un Senato di cittadini estratti a sorte che lavorano insieme per redigere ed esaminare le leggi. E su scala internazionale esiste un sistema simile, fatto di capi di Stato eletti e cittadini di tutti i paesi sorteggiati, che prendono decisioni riguardanti tutto il pianeta.
Le culture non si scontrano più, ma si arricchiscono.
Le specie hanno smesso di sparire e si estendono nuovamente in ecosistemi densi, ricchi e vari.
Questo mondo è solo un sogno, una storia che mi piace raccontare alla luce di tutto quello che abbiamo visto, ascoltato, sperimentato. Non ha la pretesa di essere esaustivo, né la migliore soluzione possibile. Ne esistono di sicuro mille altre da immaginare, più intelligenti, più umane, più belle. E magari questi vari mondi potrebbero coesistere, esprimendo un’autentica diversità sul pianeta.
È un racconto che possiamo arricchire, anche se ci sembra un po’ un’utopia, perché, come diceva un uomo a cui ho voluto molto bene:
You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will live as one.
– John Lennon, Imagine