Il libro
È con la consueta inclinazione al paradosso e all’ironia che Chesterton ci parla di un’esperienza drammatica come la conversione religiosa, partendo ovviamente dalla sua personale, avvenuta nel 1922.
In queste pagine – sottili, brillanti, appassionate – accompagna l’anima perennemente in bilico del convertito attraverso le tre fasi che precedono l’ingresso nella Chiesa di Roma: l’assunzione di un atteggiamento intellettualmente onesto nei confronti di essa, quindi la sua progressiva e irresistibile scoperta e infine l’impossibilità di abbandonarla una volta entratovi.
Al termine di tale pellegrinaggio interiore, la religione più antica si rivela sorprendentemente la più nuova, più nuova delle cosiddette religioni nuove – come protestantesimo, socialismo o spiritismo –, perché, a differenza di esse, da duemila anni la tradizione e la verità cattoliche conservano intatta la propria validità.
Per Chesterton il solido fondamento di questa autentica universalità (al di là dell’azione della Grazia, mistero teologico sempre sotteso alla fede) risiede nella razionalità e nella libertà del cattolicesimo.
«La Chiesa ha difeso la tradizione in un’epoca in cui la tradizione era stupidamente negata e disprezzata. Ma questo si spiega soltanto perché la Chiesa è l’unica a difendere qualsiasi cosa nel momento in cui è stupidamente disprezzata. E già ora sta facendo suo il ruolo di unico campione della ragione nel XX secolo, come nel XIX lo è stata della tradizione. Sappiamo che un’alta matematica tenta di negare che due più due fa quattro, e che un alto misticismo si sforza di immaginare qualcosa al di là del bene e del male. In mezzo a tutte queste filosofie antirazionali, la nostra rimarrà l’unica razionale. Con questo stesso spirito effettivamente la Chiesa trasmise il valore della tradizione a un’epoca che la considerava del tutto inutile. Il disinteresse del XIX secolo per la tradizione e la sua fissazione per i documenti erano assurdi. Era come dire che gli uomini mentono sempre ai bambini, ma che non sbagliano mai nello scrivere i libri. Ma benché le nostre simpatie, essendo umane, vadano alla tradizione, non è questo a imprimerle un carattere divino. Il marchio della Fede non è la tradizione: è la conversione. È il miracolo in virtù del quale gli uomini scoprono la verità nonostante la tradizione, e spesso troncando tutte le radici dell’umanità».
G.K. Chesterton