Il libro
«Ancora oggi Licio Gelli e la P2 fanno parte dell’immaginario italiano come un archetipo, ovvero la quintessenza, il nocciolo duro, il cuore nero di un potere che a contatto con la sua ombra è capace di tutto. Anche di spaventare ancora, anche di ritornare quando non esiste più.»
Come è possibile contraddire questa recente affermazione di Filippo Ceccarelli, se si pensa che alla P2 sono stati attribuiti tentativi di colpi di stato, attentati, stragi, forme innumerevoli di corruzione, a ogni livello e per qualunque fine, in pratica qualsiasi anomalia del sistema politico italiano (e persino un ruolo nel mistero di Rennes-le-Château e nelle vicende di un’altra società segreta, il Priorato di Sion)?
Ma possiamo davvero credere che il nostro paese sia stato per qualche decennio in balia di una ristretta élite (anche a voler prendere la Massoneria di Palazzo Giustiniani nel suo insieme) pronta a tutto e determinata ad assumere il potere a ogni costo?
Davvero è esistito uno Stato dentro lo Stato che, infischiandosene di partiti, governi, parlamenti e procedure democratiche, ha tramato, seminato bombe, ucciso o fatto uccidere?
È stato realmente operante un complotto pluto-(giudaico?)-massonico ai danni di tutti, e di qualcuno in particolare? E Licio Gelli è (stato) il Grande Vecchio, il burattinaio occulto e inesorabile di un inquietante teatrino dei Pupi?
Giorgio Galli, uno dei massimi politologi italiani, offre una risposta definitiva a queste domande, grazie all’analisi di una vastissima documentazione e mettendo sotto una luce del tutto inedita il ruolo avuto da Gelli e dalla sua Loggia in quella lunga serie di (quasi sempre) drammatiche vicende che hanno segnato la storia d’Italia dal dopoguerra a oggi.