Il libro
Lawrence giunge in Nuovo Messico nel settembre del 1922.
Prima ancora di arrivarvi, lo scrittore ha già eletto il continente americano a terreno ideale per la propria ricerca delle radici profonde di una consapevolezza ormai scomparsa per sempre dall’Europa e in particolare dall’Inghilterra, luogo dell’inautenticità e della vita sottomessa alla tecnica. Attraverso i tratti arcaici della cultura americana aborigena Lawrence si propone di riscoprire il contatto vitale con tutto ciò che l’Occidente industrializzato ha rimosso e reso inaccessibile. La mancata corrispondenza tra l’immagine ideale dell’indiano di Lawrence e l’indiano reale, ormai ridotto a intrattenimento per i turisti, è chiara fin dai primi mesi trascorsi nel Nuovo Messico, e la discesa verso il Messico vero e proprio è anche il tentativo di ritrovare l’indiano autentico della propria fantasia.
I risultati della ricerca di Lawrence e la sistematizzazione di questi temi nel suo universo simbolico sono da ricercarsi nelle opere narrative del periodo, dove lo scrittore sviluppa in modo complesso le proprie convinzioni sul mito, sul Messico e sull’Occidente. Ma la risposta più vitale e immediata alla realtà americana si trova forse proprio nelle Mattinate in Messico, che verranno pubblicate a Londra nel 1927.
L'incipit
In ogni caso è mattina, ed è Messico. Il sole splende. Ma d’altronde splende sempre, d’inverno. È piacevole starsene seduti all’aperto a scrivere, fa fresco quanto basta e caldo quanto basta. Ma d’altronde la settimana prossima è Natale, e quindi è proprio così che deve essere.
Si sente un leggero odore di gerani, perché sono la cosa più vicina. E si sente un odore resinoso di legno di ocote, e un odore di caffè, e un lieve odore di foglie, e di mattina, e persino di Messico. Perché in fin dei conti il Messico ha un proprio lieve odore fisico, come ne ha uno ogni essere umano. E questo è un profumo inspiegabile e curioso che sa tra le altre cose di resina e di sudore, di terra bruciata dal sole e di urina.