- Pubblicazione: 28 giugno 2018
- Pagine: 160
- Formato: 14x21
- ISBN: 9788867087969
- Prefazione: Marco Petrillo
- Postfazione: Michele Graglia, Marnia Indino, Cyrille Ferrachat
- prezzo: € 16,00- Sconto 5%: € 15,20
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Argomenti:
- Società
Il libro
Le società moderne sembrano raccontarci un presente perpetuo, privo di legami con il passato, con la genesi stessa della natura umana. Poi, d’improvviso, la vita pone spalle al muro: una malattia, un padre o una madre cronici a casa, una patologia neurodegenerativa. In quel momento si diventa «utenti», «pazienti in fase terminale», scoprendosi deboli e precari, incapaci persino di chiedere aiuto. È lì che il cortocircuito diventa evidente ed è la società che va in crisi, non solo una persona o una famiglia.
Non dobbiamo aspirare alla costruzione della città ideale, piuttosto tendere la mano laddove, dal basso, in modo sussidiario, si è riusciti a declinare bisogni e fragilità dentro percorsi in cui relazione, empatia e accompagnamento sono diventati strumenti eletti dell’agire.
Questo libro è una narrazione di senso dell’assistenza domiciliare.
Le sue storie vogliono proporre il racconto delle metamorfosi in atto, le pratiche di accoglienza. Modalità e percorsi che vedono la casa come luogo della cura. Uomini e donne, giovani e anziani, che si incontrano, si raccontano, compiono assieme, dentro una reciprocità non scontata, passi condivisi, gesti che costruiscono la comunità.
Rassegna stampa
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Cura e assistenza - famiglia e società - «Disabiliabili.net»
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La casa, luogo di cura. L’Assistenza domiciliare nel nuovo libro di Fabio Cavallari - «La Libertà»
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«E io avrò cura di te», l’accudimento che guarisce l’anima - Annalisa Teggi su «Aleteia»
Un viaggio nell'assistenza domiciliare, una proposta umana che parte dagli anziani, malati e disabili: tutti noi abbiamo bisogno di una mano che ci aiuti.
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Assistere, curare, sperare. Sempre - Luigi Ripamonti sul «Corriere della sera»
Con pudore e delicatezza Fabio Cavallari entra nelle case e nelle vita di dodici famiglie: uomini e donne, giovani e anziani, che si sono incontrati nella malattia e che insieme, dentro una reciprocità non scontata, hanno fatto passi condivisi, costruendo, di fatto, una comunità.