Il libro
2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick è, sin dalla sua uscita nel 1968, un film emblematico sotto diversi aspetti.
Opera mitica, nonché annoverata da molti tra i 10 capolavori del grande schermo, dà non soltanto una nuova dimensione al cinema di fantascienza (sebbene ci fosse già stato qualche successo in quest’ambito prima del 1968), ma riannoda anche i molteplici fili sottesi tra il grande cinema spettacolare e le ricerche sul cinema «puro».
Per la scarsezza di dialoghi (tuttavia determinanti) e per il modo in cui privilegia i mezzi propri del cinema – suono, luce, movimento e montaggio – 2001 è anche il capostipite e il capolavoro di quella che può essere definita «film-experience», in cui la proiezione del film è assimilabile a un rituale. Attinge in tal senso sia alle ricerche sonore e ottiche dell’ultimo periodo del cinema muto sia alla modernità degli anni ’60 (Antonioni, Tati) da cui è nato. Incarna un sogno di cinema assoluto, che mira a un’esperienza non-verbale e universale.
2001: Odissea nello spazio uno dei film più personali e audaci del suo regista.
Ed è allo stesso tempo un’opera che ci parla in una maniera straordinariamente forte della condizione umana nel cosmo.