Il libro
Dalla prefazione di Giovanni Tesio:
«La Critica più avveduta (soprattutto Angelo Gugliemi e Giovanni Giudici) ha letto e saputo leggere questi racconti come poesia, come opera poetica, sottolineandone a più riprese il pregio della scrittura in cui tutto – fuori da ogni equivoco aneddotico – si domicilia nella sua più autentica residenza: il che significa, dunque, che siamo di fronte a un’opera da leggersi non soltanto per quello che dice, ma per quello che è.
Non tanto (o non solo) per il suo “contenuto” ma per il “modo” in cui questo contenuto trova espressione».
da «Un caso di coscienza»
«Io chiedo soltanto di contemplare in pace la bellezza del mondo». Tale è il mio grido del cuore, che viene chiarito qui appresso: «rifuggo dal “troppo umano”. Le storie non mi interessano. Eppure so che solo le piccole storie esistono».
E allora? Come posso aver avuto a che fare con un caso di coscienza? Trovare le parole per raccontarlo è stato il mio compito, intorno al «caso» che mi coinvolse tanti anni fa. La sorte – la mia, naturalmente – mi ha offerto una circostanza, per cui ho potuto abbinare i due impegni: indagare – dentro la mia coscienza – sulla piccola storia, e nello stesso tempo (in senso letterale, cioè negli stessi giorni, nelle stesse ore) contemplare la bellezza del mondo, per di più nella forma che per me è di massimo conforto: una vista di montagne in un amplissimo giro d’orizzonte, e, vicinissima, intrigante, la vita minuta degli insetti: cavalette, grilli, api.
La contemplazione, in alternativa, ha certo favorito la concentrazione, ma questa soltanto è creativa.
La mia memoria è sapiente; è fedelissima, però solo per rari momenti, così che il passato è insieme presente: in quanto essa non crea flusso, ma rivela (inventa).
Il tutto è anche confessione? Necessariamente.
Lalla Romano
da «Ho sognato l’Ospedale»
Le cliniche sono alberghi di lusso; l’Ospedale è un’altra cosa. Il compito dell’Ospedale è di natura primaria: l’esame del corpo, il controllo delle sue funzioni. Tale compito è sorretto da una disciplina ferrea, attenuata magari dalla gentilezza degli addetti. Punte di grottesco, di comicità involontaria, ma anche incontri umani sorprendenti rendono indimenticabile l’esperienza.
L’occhio di uno scrittore trasforma il realismo dell’Ospedale in una visione fantastica (onirica): da ciò il «sogno dell’Ospedale». Ne può nascere un racconto «estremo».
Lalla Romano
Rassegna stampa
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"Fatti di vita", con il taglio pulito e trasparente di Lalla Romano - «L'Officina del Libro»
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«Nei due racconti la Romano costruisce una matrioska di frammenti» - Fabrizia Gargliardi
Ancora una volta Lalla Romano conferisce ai racconti il compito di sollevare il velo della superficialità e di penetrare, anche partendo da un punto di vista personale, nel significato altro delle cose.
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Raccontarsi e mostrare agli altri per quel che sono - Federica Guglietta su «Il lunedì dei libri»
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Recensione di «Due racconti» a cura di Rossella Lo Faro su «Retablo di parole»
Con una prosa sempre chirurgica, spesso vibrante, a volte persino lirica, Lalla Romano affresca scene etiche di grande umanità, immergendosi in una storia privata che lascia sullo sfondo i turbamenti della Storia. E con puntualità nutre le immagini della sua memoria come occasione di contatto con il mondo, perché: «tutto accade per sempre e tutto qualche volta ritorna».