I primi viaggi di Andy Catlett

Wendell Berry

Collana Senza frontiere

  • Pubblicazione: 12 aprile 2018
  • Pagine: 144
  • Formato: 14x21
  • ISBN: 9788867089154
  • Traduzione: Vincenzo Perna
VERSIONE CARTACEA
  • prezzo: € 13,00
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Il libro

Un ragazzo che diventa uomo, nella grande epopea di Port William.

Negli ultimi giorni del 1943, Andy Catlett, un ragazzino di nove anni, parte da solo in autobus per far visita ai nonni nelle campagne del Kentucky. Prima raggiunge la casa della famiglia paterna, dove non c’è neppure l’elettricità, e poi quella della famiglia della madre, più moderna ma altrettanto austera. È un viaggio di appena dieci miglia che lo allontana dai genitori per pochi giorni, ma è un rito di passaggio all’età adulta.

Mentre seguiamo la vicenda del ragazzo, dietro cui s’indovinano frammenti dell’infanzia di Berry, scopriamo che la voce narrante è in realtà quella di un Andy ormai anziano. Il racconto si intreccia così ai pensieri dell’uomo adulto, divenendo l’occasione per una riflessione sul tempo e sul modo in cui cambia la visione del mondo nel corso della vita.

In questo breve e suggestivo romanzo – ideale introduzione all’affollato, colorito e profondo universo di Port William, la cittadina al centro dei romanzi di Berry – sono presenti molti dei temi su cui lo scrittore ritorna più spesso: il ruolo della famiglia, l’importanza della comunità, la fedeltà alla terra, i rapporti razziali, la crisi del mondo rurale e la minaccia della modernità. E mentre la vicenda esprime un omaggio pieno di gratitudine a una realtà ormai scomparsa, la voce narrante ammonisce: «E ho paura, credo anzi di saperlo, che la sorte tragica del vecchio mondo che ho conosciuto da bambino finirà per affliggere il mondo nuovo che l’ha rimpiazzato». Perché quello nuovo a noi contemporaneo si rivela alla fine soltanto «un mondo indistinto e privo di dettagli, perso nella distanza».

 

L'incipit

Era ancora notte fonda, almeno questa fu la mia impressione, quando mio padre per svegliarmi mi scosse piano la spalla.
A voce alta dissi: «No. Aspetta!» nel sogno che stavo facendo, seguito da un «Che c’è?».
«Alzati, tesoro. La colazione è quasi pronta».
Di solito l’annuncio che mio padre stava preparando la colazione mi avrebbe spinto a rintanarmi sotto le coperte. Cucinava con quella che a me pareva una premura e un’esibizione di forza fuor di luogo, come se avesse dovuto spegnere un incendio. Non mi sarei neanche stupito di vederlo chino sul fornello a soffiare sulle spire della nuova cucina elettrica.

Ma era in uno dei suoi momenti di buonumore, lo capii dal tocco della mano, e mi ricordai di colpo che quello era il giorno del mio viaggio a Port William

«Fa’ piano. Gli altri dormono ancora» disse, e uscì dalla stanza senza rumore, quasi non ci fosse mai entrato.
«Magari sogno» pensai, ma la luce del corridoio illuminava mio fratello Henry che dormiva sodo nel suo letto, raggomitolato sotto le coperte. Poi avvertii un fremito di eccitazione. Allungai una mano nell’ombra del letto per tastare la sacca con i vestiti, lo spazzolino e la nuova copia di The Boy’s King Arthur di Sidney Lanier intrisa della voce di mia madre che me lo leggeva estasiata. Era ancora lì. Così mi alzai, mi vestii di corsa nella penombra, presi la sacca e uscii senza rumore dalla stanza.

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