Il libro
Il «matrimonio» è quello fra due aristocratici inglesi, entrambi scrittori, Vita Sackville-West e Harold Nicolson, e il «ritratto» è tracciato, a quattro mani, da Vita stessa – in un’autobiografia-confessione rimasta inedita fino alla sua morte – e da suo figlio Nigel Nicolson. Una coppia molto particolare, Vita e Harold. Irresistibilmente attratti lei dalle donne e lui dagli uomini, erano costantemente innamorati di qualcun altro, e si concedevano a vicenda la massima libertà, consapevoli che il profondo affetto che li legava sarebbe uscito indenne, anzi rafforzato, dalle varie crisi che attraversava. Nella sua autobiografia, Vita Sackville-West racconta la sua infanzia, l’amore semi-innocente per una fanciulla (parallelo al suo fidanzamento con Harold) e – dopo le nozze e due figli – il travolgente love affair con Violet Trefusis, che culminò in una rocambolesca fuga in Francia, con i due mariti che inseguivano le fuggiasche su un minuscolo aeroplano. Ritratto di un matrimonio è un avvincente quadro d’epoca, un’eccezionale galleria di personaggi e un racconto appassionante. Alberto Arbasino trova che «solo un delirio dei Fratelli Marx sull’Orient Express potrebbe accostarsi al frenetico dramma che sconvolge i quattro coniugi e gli otto suoceri, nonché parecchie zie cattive». Ma è soprattutto la storia di un nonmatrimonio che divenne un matrimonio felice sino alle nozze d’oro. Come scrisse Vita nel 1960, due anni prima di morire: «E adesso, in là con gli anni, ci amiamo più profondamente che mai, e anche con maggior tormento, poiché vediamo prossima la fine. È tristissimo sapere che uno di noi due morirà prima dell’altro».