Volevo morire a vent'anni

Camilla Salvago Raggi

Collana Senza frontiere

  • Pubblicazione: 11 maggio 2017
  • Pagine: 118
  • Formato: 14x21
  • ISBN: 9788867086689
  • prezzo: € 14,00
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Premio Letterario per la Donna Scrittrice 2017
Premio Speciale della Giuria

Il libro

Uno dei pochi aspetti positivi della vecchiaia è forse questo: la libertà di non preoccuparsi per ciò che pensano gli altri, per quanto avrebbe dovuto essere in un certo modo e così non è stato, per tanti supposti «doveri» che hanno rivelato nel tempo la loro sostanziale superfluità o inconsistenza. Proprio all’insegna di questa conquistata libertà si dipana il racconto autobiografico di Volevo morire a vent’anni, che, grazie allo spirito dell’autrice, mai preda della malinconia per la fine di tante cose, guarda al passato, al presente e anche al futuro con gratitudine ed entusiasmo.

Oltrepassata la soglia dei novant’anni, Camilla Salvago Raggi, scrittrice e ultima discendente di un’antica famiglia genovese, non tenta un bilancio (nessuno può farlo da sé), ma evoca persone, situazioni, incontri e pensieri con uno sguardo a un tempo lucido – dunque talvolta severo – e sempre profondamente partecipe.

Il libro è però soprattutto un’alta lezione di stile.

Stile letterario, dunque di scrittura, e stile di vita e nella vita, unica vera bussola nel marasma dell’esistenza.

 

L'incipit

«Morire a vent’anni!... Sì, questo volevo: naturalmente quando i vent’anni erano di là da venire, e io, una ragazzina con l’ambizione di diventare una scrittrice, e persuasa che una morte prematura potesse garantirle una sia pur postuma celebrità. «Giovane promessa stroncata nel fiore degli anni»: a questo aspiravo: tant’è vero che quello che scrivevo lo facevo – di getto – su certi grossi quaderni rilegati in carta di Varese (una sola cartoleria di Genova me li forniva) perché mi davano l’illusione di libri veri. Scritti a mano, ma veri: con tanto di costola col titolo in oro. Sì, passare ai posteri come una Grande Scrittrice era la mia aspirazione. Modesta, no? E se penso a quell’adolescenziale desiderio di morte e nello stesso tempo di immortalità non so se ci sia più da riderne o da piangerne. Come si può essere sciocchi da giovani. (…)»

Rassegna stampa

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