Il libro
«Pralève è un libro raro per il modo in cui registra ciò che si vede e si vive con una levità di sguardo e di notazione che io definisco: giapponese.
Ed è un libro raro anche per il tema, la montagna, non solo come paesaggio ma soprattutto il posto della montagna nella società italiana.»
– Italo Calvino
Una narrazione delicata e intensa e una serie di racconti brevi formano un insieme vasto, profondo e variopinto.
La vacanza in montagna si trasforma per l'autrice nell'occasione per fuggire – o ritornare, nel momento in cui ricorda e scrive – su un'isola lontana dal mondo, dove può osservare ogni cosa per tutto il tempo che merita e penetrare, descrivendola, fino alla radice delle cose. Così trasforma ogni gesto compiuto distrattamente nell'essenza del personaggio che lo compie, ogni parola detta e ogni parola taciuta nello specchio di un animo. Non c'è reale distanza nel suo osservare: l'autrice è sempre lì insieme alle persone che descrive, eppure il suo sguardo è così nitido da far sembrare quei luoghi reali e quei ricordi antichi e preziosi un mondo appena creato.
Con le parole di un ammirato Pietro Citati: «Ora [l'autrice] lascia sulla carta tanti piccolissimi tocchi di una sapienza miracolosa: conosce tutti i luoghi, tutte le persone, tutte le ombre, tutti i misteri».
Contenuti extra
In copertina: un dipinto di Lalla Romano, Betulle con sfondo di montagne (part.), 1924 © Antonio Ria
Rassegna stampa
- Quei silenzi di Lalla sul senso della vita - Fulvio Panzeri su «La Provincia» (451,16 kB)
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La prefazione a cura di Giovanni Tesio e l'incipit di Pralève su «Cattedrale»
- La montagna interiore di Lalla Romano - Fulvio Panzeri su «Avvenire» (332,01 kB)
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Storie e ritratti di gente di montagna - Federica Guglietta su «Il lunedì dei libri»
La primissima sensazione che si ha leggendo questi racconti di montagna è quella di trovarsi davanti ad una tavolozza, su cui, da brava artista capace di mescolare pittura e scrittura, la Romano delinea i profili delle persone che incontra durante il suo soggiorno estivo in Val d’Aosta, a Pralève (o Cheneil).